Una bella discussione,portata avanti da gente che non parla per sentito dire,ma che ha toccato con mano,con strumenti, e con orecchie,quello che afferma.
Il tutto condito con celodurismo quanto basta,senza mai trascendere.
Lello,tornamdo in tema, dice:
"La potenza che dovrai scegliere non la devi decidere in base ai M² che hai a disposizione ma in base alla tua distanza di ascolto e la pressione che vuoi ottenere
Qui la Equazione di H&S la modificano a piacimento plasmando la fisica..."
I miei gusti tendono ad un impianto che non privilegi un punto fisso di ascolto.
Mi basta che le casse spariscano.
L'unica misura che faccio,chiamiamola così,è,avvicinandomi a una cassa,quella della distanza da cui inizio a sentire il suono venire dalla cassa.
Quando questa misura non supera il metro,di solito sono soddisfatto del risultato generale.
L'interazione con l'ambiente di ascolto è questione che preclude a priori la possibilità di una riproduzione fedele.
Bisogna quindi sapere cosa si vuole veramente.
Ognuno deve scegliere il proprio compromesso.
I mezzi per arrivarci vengono dopo,senza pregiudizi per alcuno.
il limite non è l'ambiente piccolo,il limite è l'ambiente,e ancor più la mancata coscienza di dover fare un compromesso.
Infine ,sarà una cosa psicologica,ma inizio a godermi la musica,non quando è fedele (pia illusione),ma quando mi dimentico che proviene da un impianto e che sono in una stanza.